Nel piccolo borgo di Amiens, vicino alla Parigi del secolo dei lumi, la piazza è in fermento per l’arrivo della diligenza da Arras. Gli abitanti curiosi si radunano presso la locanda, tra di loro si distingue un giovane dall’aspetto nobile e virtuoso: è il Cavaliere De Grieux, che, ignaro del suo destino, sta per incontrare per caso la “regina del suo cuore”.
Dalla diligenza scendono diverse donne, ma lo sguardo del cavaliere è totalmente rapito da una giovanissima fanciulla, le cui movenze così delicate gli fanno comprendere, per la prima volta nella sua esistenza, l’impeto travolgente dell’amore.
Con questa scena caotica e festosa si apre il primo atto dell’Histoire de Manon, balletto in tre atti sulla musica di Jules-Émile-Frédéric Massenet, andato in scena sul palco del Teatro alla Scala lo scorso luglio, con la nostra étoile Nicoletta Manni, magnifica interprete di Manon, e Reece Clarke, principal del Royal Ballet, nei panni del Cavaliere De Grieux.
Un incontro/scontro, quello tra i due giovani, che legherà per sempre i loro destini con una “catena” di profondo amore reciproco, ma che al tempo stesso li separerà dalle loro personali ambizioni.
Con la spettacolare coreografia di Kennet MacMillan, datata 1974, e realizzata mentre l’artista era ancora direttore artistico del Royal Ballet di Londra, il balletto si impone nei repertori internazionali e continua ancora oggi a catturare l’entusiasmo del pubblico con la sua narrazione struggente.
MacMillan ha seguito fedelmente la trama del capolavoro letterario di Antoine François Prévost, “Histoire du chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut”, armonizzando, coreograficamente, le figure dei due protagonisti con i sentimenti profondi e contrastanti ben descritti dall’autore settecentesco.
Siamo in una Parigi in pieno fermento culturale, frivola e libertina, in cui essere donna significava scelte drastiche e contrastanti, proprio come le continue scelte che Manon si ritrova a fare tra il grande amore e una vita agiata.
Il dualismo della scelta permea l’intero romanzo e si riflette per tutta la durata del balletto, catturando il pubblico con un altalenarsi di emozioni forti, intrecciando momenti di euforia radiosa con altri di struggente malinconia, e creando un’esperienza scenica di straordinaria intensità e profonda risonanza emotiva.
Sin dai primi minuti dello spettacolo, la rappresentazione realistica di MacMillan tocca le corde dell’animo, mostrando con chiarezza la netta dicotomia tra la grande ricchezza e la struggente povertà della società francese del Settecento.
La storia dei due giovani amanti prende così inizio da un incontro fortuito che li porterà a fuggire dalle loro esistenze programmate dalle rispettive famiglie, per vivere intensamente i primi impulsi di un amore improvviso, travolgente, ma destinato a essere offeso da inganni e tradimenti.
Inganni non macchinosi, ma dettati dalla frivolezza e dalla immaturità della giovane Manon che, incapace di rinunciare all’agio e al fasto della vita, la porteranno ad abbandonare il vero amore per la passione del lusso offerta da Monsieur G.M., ricco adulatore che si rivelerà poi causa del suo triste destino.
“Il suo acume, il suo cuore, la sua dolcezza e la sua bellezza formavano una catena così salda e deliziosa […]”, questa descrizione riassume mirabilmente il quadro del Pas de Deux del primo atto, dove l’incontro tra i due giovani innamorati è narrato attraverso una coreografia di movimenti netti, puliti e precisi di De Grieux, che confermano la sua decisione avventata, ma al contempo timida e spaventata, di amare Manon, legando inesorabilmente a sé quella “catena” che lo stringerà a lei, ma che lo separerà anche dalla sua innata indole sensibile.
Manon si muove con passi che sono al tempo stesso pieni di passione e di leggiadria, evocando un amore adolescenziale, autentico e devoto, ma che lasciano percepire comunque un qualcosa di frivolo e incerto.
Il famoso Pas de Trois del secondo atto è uno dei momenti più intensi e drammatici dell’intera opera, che rappresenta un cruciale snodo narrativo e un punto di massimo climax emotivo in cui sono coinvolti Manon, il fratello Lescaut e il ricco pretendente Monsieur G M., sul palcoscenico interpretati rispettivamente da Nicola Del Freo e Gabriele Corrado.
La maestria coreografica di Kenneth MacMillan per il passo a tre è studiata per esprimere il complesso intreccio di emozioni e relazioni tra i personaggi e i movimenti sono caratterizzati da una combinazione di fluidità e tensione, che rispecchiano il conflitto interiore e le dinamiche di potere tra gli stessi.
I movimenti di Manon sono pieni di grazia e seduzione, ma anche di ambiguità e con la sua danza esprime il dilemma tra l’amore autentico per il suo cavaliere e l’attrazione per la vita di lusso e l’opulenza che Lescaut le propone. Le sue movenze, talvolta leggere e sensuali, talvolta tese e drammatiche, riflettono la sua natura complessa e volubile.
Lescaut si muove con agilità e destrezza, incarnando il ruolo del manipolatore e i suoi movimenti risultano calcolati e strategici, spesso intrusivi, dimostrando la sua influenza su Manon e un certo disprezzo per il Signor G M.
La sua danza crea un netto contrasto con quella degli altri due personaggi, accentuando così il suo ruolo di ruffiano.
Monsieur G.M. rappresenta la ricchezza e la corruzione, infatti i suoi movimenti sono grandiosi, ma non privi di una certa pesantezza, segno del suo potere finanziario e della sua arroganza. Nelle sue interazioni con Manon, cerca di esibire il suo dominio, attraverso prese sicure e gesti possessivi, mostra una relazione in cui il potere economico cerca di conquistare e possedere la bellezza e il cuore della donna.
Questo passo a tre esplora temi universali come l’amore, la passione, la manipolazione e il sacrificio.
La danza di Manon tra i due uomini diventa una metafora della sua indecisione e della sua lacerazione interna tra l’amore puro e l’attrazione per la ricchezza e il potere. La coreografia rende visibile il conflitto tra il cuore e la mente, tra l’amore genuino e l’avidità, usa la vicinanza fisica e il contatto per esplorare le complesse relazioni tra i personaggi.
Manon è l’oggetto del desiderio, mentre Lescaut e Monsieur G.M. rappresentano forze opposte che la tirano in direzioni diverse: l’affetto familiare corrotto e il desiderio carnale e materialistico.
É una rappresentazione magistrale della complessità delle relazioni umane e delle dinamiche di potere, carica di simbolismo, e offre al pubblico un momento di straordinaria intensità e profondità emotiva che non solo rappresenta un punto culminante della trama, ma rimane anche un esempio di maestria artistica che lascia un’impronta indelebile nella memoria degli spettatori.
Il terzo atto è il quadro finale della tormentata storia d’amore di Manon e il cavaliere De Grieux.
Colmo di momenti drammatici sia a livello narrativo che musicale, la coreografia diventa tragicamente pragmatica e realistica, mostrandoci in pieno la condizione poco umana e miserabile in cui si vengono a ritrovare i protagonisti, dopo la deportazione di Manon —un atto orchestrato da Monsieur G.M. per vendicarsi dell’inganno della giovane amante—nella colonia francese in Louisiana, destinazione forzata di prostitute e malviventi.
Neanche in un momento così altamente tragico si spezzerà la “catena” che lega i due amanti.
Nicoletta Manni possiede una predisposizione innata nell’interpretare magnificamente e tecnicamente la dualità della personalità di Manon, una personalità che si sdoppia, passando dalla vita parigina, costellata di lusso, alla dura realtà con una completa accettazione del suo misero destino, affidandosi totalmente a De Grieux.
Una sorte miserabile interpretata da movimenti armoniosi, dinamici e complessi che disegnano una personalità femminile, consapevole infine di essere alla mercè, nel bene e nel male, degli uomini che incontra nel suo travagliato cammino.
Ma, come nella narrazione di Prévost, la figura di Manon è altamente iconica delle condizioni sociali dell’epoca, così il lirismo coreografico di MacMillan non è solo un susseguirsi di variazioni e schemi, ma una profonda e intensa narrazione che conduce lo spettatore verso il triste epilogo, dipingendo accuratamente il dramma di una donna che accetta, infine rassegnata, la “catena” della sua tormentata vita.
Il terzo atto conclude l’Histoire de Manon con il drammatico quadro della morte di Manon e la conseguente disperazione incontrollata del cavalier De Grieux.
Sullo sfondo di “una vasta pianura senza alberi”, lugubre e quasi angosciante, con la scenografia dell’artista greco Nicholas Georgiadis, la morte di Manon, avvolta in un paesaggio mistico, circondato dalla desolazione di una terra senza speranza, non segna la fine dell’amore, ma piuttosto la sua definitiva consacrazione.
La ferale rappresentazione della vastità della perdita del Cavaliere De Grieux, non fa che accentuare la cruda realtà del loro amore, segnato da un destino spietato.
L’Histoire de Manon non è solo una rappresentazione di un amore sfortunato, ma soprattutto una celebrazione della scelta d’amare, nonostante tutto.
È un inno alla forza dei sentimenti umani che, nella loro più pura e intensa espressione, sfidano il destino e le convenzioni sociali, dimostrando che l’amore, quando autentico, è l’unica vera potenza in grado di superare ogni limite, contro tutto e contro tutti. Così, nel cuore degli spettatori, rimane impresso il messaggio che, anche in una vita di sofferenze e inganni, è l’amore a vincere, e la genialità di MacMillan sta nel trasformare ogni passo di danza in un atto di eterna devozione e passione, dimostrando così che proprio l’amore, nella sua fragile potenza, resta l’unico legame che può spezzare le catene della vita, ma mai quelle del cuore.
L’Histoire de Manon
Kenneth MacMillan
8 luglio 2024 – 18 luglio 2024
Produzione Teatro alla Scala – Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala
www.teatroallascala.org
@teatroallascala
Immagine di copertina: Nicoletta Manni, Gabriele Corrado, Nicola Del Freo, ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala
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