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La riscoperta di Roberto Matta. L’arte come mappa del possibile alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna

Roberto Sebastián Matta: Les Juges partent en guerre, 1967, olio su tela, cm 200 × 300. Collezione Alisée Matta © Roberto Matta, by SIAE 2024
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Tornare alle origini più che apparire originale. Lasciare che l’analogico incontri il digitale, che l’irreale codifichi il reale. Del resto, Roberto Matta non dipingeva ciò che vedeva, dipingeva ciò che vedeva succedere.

Le composizioni virtuose e i suoi codici fisici e mentali ma anche inquietanti e misteriose visioni dove le linee evocano realtà ultra-umane e forme organiche e libere come quelle di Instict Caliban e Bleu, bleu, fou fleur.

L’esprit libre di Matta con la sua morfologia espressionista rivive alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro che celebra il maestro visionario con una grande retrospettiva, aperta fino al 23 marzo 2025.

Cileno di nascita, europeo d’adozione e cittadino del mondo per vocazione, Matta ha attraversato il Novecento come un esploratore instancabile di territori inesplorati dell’arte. Il suo studio newyorkese, tra il 1939 e il 1948, divenne il crocevia dell’avanguardia americana, punto di incontro per artisti come Jackson Pollock, Arshile Gorky e Robert Motherwell, che trovarono nelle sue “Morphologies Psychologiques” una chiave per liberare la pittura dai vincoli della rappresentazione tradizionale.

Matta conosceva perfettamente molte lingue oltre allo spagnolo: francese, italiano e inglese. Per tutta la vita sfruttò questo meltingpot per comporre le sue opere ma anche poesie, guide e titoli per le sue immagini. Questo talento immaginativo per il linguaggio, unito al suo essere una persona altamente sociale, gli consentì di muoversi più fluidamente tra i mondi.

La mostra, curata da Norman Rosenthal, Dawn Ades ed Elisabetta Barisoni, rivela aspetti meno noti ma cruciali del suo percorso artistico e documenta anche il suo impegno pubblico, fino alle tele degli anni ’70, quando la sua arte divenne strumento di denuncia contro la dittatura di Pinochet. “L’artista”, sosteneva Matta, “deve essere testimone del suo tempo e dare forma all’invisibile”.

La retrospettiva, che si sviluppa attorno ai due capolavori dell’artista conservati a Ca’ Pesaro, comprende prestiti eccezionali come “La Question Djamilia” (1971) del Centre Pompidou, opera monumentale di oltre quattro metri che ben rappresenta la capacità di Matta di fondere dimensione politica e ricerca formale.

Nelle opere di Matta emerge con forza l’influenza di Marcel Duchamp, che fu per lui un mentore fondamentale, specialmente dopo il suo arrivo a New York. Duchamp lo incoraggiò a sviluppare un personale linguaggio dell’inconscio soggettivo, permettendo al giovane artista di creare immagini come potenti metafore di nuovi mondi, emersi in risposta agli orrori tumultuosi che stavano sconvolgendo l’epoca.

Emerge anche il suo interesse per la fisica quantistica, la quarta dimensione, la tecnologia, temi che confluirono in opere visionarie dove spazio e tempo si fondono in nuove geometrie dell’immaginario. Non a caso André Breton, includendo i suoi disegni nel “Dictionnaire abrégé du surréalisme” del 1938, lo definì “il più surrealista di tutti”.


Roberto Matta 1911- 2002
A cura di Norman Rosenthal, Dawn Ades ed Elisabetta Barisoni, con la collaborazione dell’Archivio Matta
25 ottobre 2024 – 23 marzo 2025
Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna

https://www.capesaro.visitmuve.it
@visitmuve


Immagine di copertina: Roberto Sebastián Matta: Les Juges partent en guerre, 1967, olio su tela, cm 200 × 300. Collezione Alisée Matta © Roberto Matta, by SIAE 2024


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