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Cosa può essere più francese di un’elegante e ampia piazza, nel cuore di Parigi, invasa da una grande installazione d’arte contemporanea, che diventa sofisticata cornice per due complicati amanti?
La scena è tratta dalla pellicola Madame di Amanda Sthers, delicata rivisitazione in chiave moderna della favola di Cenerentola, i cui panni sono vestiti da una sorprendente Rossy de Palma.
L’opera è la rivoluzionaria Les Deux Plateaux, realizzata da Daniel Buren nel 1986 attraverso l’effimera e potente energia della scansione verticale a strisce di colore – motivo rigato a larghezza fissa di 8,7 centimetri − ispirata ai tendaggi degli ambulanti del mercato di Saint Pierre a Parigi.
Fino al 27 luglio 2025, Pistoia Musei porta un pezzo di Francia in Toscana grazie al grande progetto diffuso DANIEL BUREN. Fare, Disfare, Rifare. Lavori in situ e situati 1968-2025, realizzato da Fondazione Pistoia Musei con il sostegno di Fondazione Caript e in collaborazione con Galleria Continua.
La mostra, curata dallo stesso Daniel Buren e da Monica Preti, invade dieci sale e la corte interna di Palazzo Buontalenti, mostrando il profondo legame dell’artista – nato a Boulogne-Billancourt nel 1938 – con l’Italia, la sua rivoluzionaria visione che lo ha condotto, fin dagli anni Sessanta, a modificare il mondo attraverso un segno neutro e potente allo stesso tempo, una presenza ritmica e soggettiva che diventa caldo significante.
Quella di Pistoia non è una mostra antologica legata al passato. Le opere di Buren si rivelano mezzi di espressione del presente, attori che agiscono sul mondo modificandolo ogni volta in maniera nuova e non ripetibile, nonostante il paradosso della loro esecuzione affidata a un segno sempre uguale, nato da uno stretto rapporto con il fare umano.
Il dinamico progetto culturale pone il suo fulcro generativo nello storico palazzo toscano, luogo focale da cui prende vita un moto circolare che conduce lo spettatore verso differenti sedi, verso un passato attivo nel presente, vivo nelle opere realizzate nel territorio dagli anni Duemila – la fontana Muri Fontane a tre colori per un esagono nel parco di Villa La Magia a Quarrata e La Cabane Éclatée aux Quatre Salles nella Collezione Gori – Fattoria di Celle a Santomato di Pistoia.
Impegnato sulle necessità linguistiche di pitture che si fanno processo, Buren non è mai schiavo del supporto, che di volta in volta si piega alle sue necessità espressive, al suo estro di musicista in grado di far risuonare al meglio i materiali e il territorio. Le opere, come gli uomini all’interno di una società, non possiedono una indipendenza assoluta, che non considera le necessità del prossimo. Struttura e sovrastruttura sono le basi di un’arte profondamente politica dove la moltitudine è necessariamente superiore alla somma delle singole parti, dove il collettivo influenza il reale generando una bellezza superiore, che annulla il concetto di oggetto verso un’esperienza non commerciabile.
Daniel Buren è ancora oggi un cavaliere picaresco, profondamente devoto al gesto donchisciottesco che trasforma il mondo, che rende impresa un romantico sogno. Con la stessa potenza gentile, il progetto espositivo toscano offre al fruitore la ricerca estetica e sociale di un “giovane” artista capace di essere efficace voce della nostra contemporaneità e del nostro futuro.
Giocare e rigiocare. In dialogo con Daniel Buren in occasione della grande antologica pistoiese
Questa mostra è molto speciale, poiché rappresenta una sorta di riepilogo che sarà ampiamente illustrato e documentato nel catalogo, il quale uscirà alla fine del mese, dato che è necessario includere le foto dell’esposizione. Essa si concentra in particolare su tutto ciò che ho realizzato in Italia fin dalla mia prima mostra, che è stata anche la mia prima esposizione in una galleria, ovvero il mio primo invito nel 1968 alla Galleria Apollinaire di Milano. Questo è il corpus generale.
Vi è anche la possibilità di vedere alcune opere che non hanno potuto essere spostate e che sono state realizzate nella regione toscana negli ultimi 25-30 anni. Queste opere sono segnalate e possiedono una particolarità: permettono di osservare un lavoro che, in un certo senso, non può essere messo in retrospettiva. Quindi, non si tratta di una retrospettiva tradizionale, ma di una presentazione che risale alle origini nel tempo. Se si osserva un’opera del 1998, poi una del 2000 e così via, si avrà l’impressione di una retrospettiva rovesciata. Infatti, chi è interessato dovrà camminare o prendere l’auto per esplorare la Toscana e scoprire queste opere. Senza contare che si possono visitare anche luoghi più lontani in Italia.
Normalmente, una retrospettiva raccoglie la maggior parte delle opere di un artista in un unico luogo, permettendone il confronto diretto. Tuttavia, nel mio caso, ciò è totalmente impossibile. Questa parte della Toscana consente di vedere opere di varie epoche che sono rimaste sul territorio, mentre nella mostra esse vengono riattivate e ricostruite in modo non sempre identico all’originale. Le opere vengono riproposte, da cui il titolo della mostra «Faire des fers refaires», e sono riadattate nello spazio museale.
L’unica eccezione sono le sale con le pitture “antiche”, che seguono una logica più tradizionale di retrospettiva, in quanto si tratta di oggetti che possono essere esposti così come sono. In sintesi, l’esposizione si sviluppa sia all’aperto sia al chiuso. L’elemento comune tra le diverse parti è che tutte le opere esposte all’esterno si trovano esattamente nel luogo e nella forma in cui furono realizzate – 30, 25, 20, 15 anni fa – mentre quelle all’interno sono state tutte riproposte in modo specifico per lo spazio del museo.
Traduzione a cura di Alessandra Abbate
Daniel Buren
Fare, Disfare, Rifare. Lavori in situ e situati 1968-2025
A cura di Daniel Buren e Monica Preti
08 marzo 2025 – 27 luglio 2025
Palazzo Buontalenti – Via de’ Rossi 7, Pistoia
www.pistoiamusei.it
@pistoiamusei
Immagine di copertina – Daniel Buren, Galleria Continua San Gimignano. Foto Lorenzo Fiaschi
Nell’intervista video –
Photo-souvenir: La facciata ai venti, lavoro in situ su due piani, Antico Palazzo dei Vescovi, Pistoia, marzo 2025. Particolare. Courtesy Fondazione Pistoia Musei, foto OKNOstudio, Ela Bialkowska © DB – SIAE Roma
Photo-souvenir: Arlecchino all’infinito, lavoro in situ, Palazzo Buontalenti, Pistoia, 2003 / 2005. Particolare. Courtesy Fondazione Pistoia Musei, foto OKNOstudio, Ela Bialkowska © DB – SIAE Roma
Photo-souvenir: Da un riquadro all’altro 5 immagini / frammenti di un modello ritrasmissione simultanea, scala 1:1, video in situ, 1974 / 2025, collezione Centre Pompidou. Particolare. Courtesy Fondazione Pistoia Musei, foto OKNOstudio, Ela Bialkowska © DB – SIAE Roma
Photo-souvenir: Da un riquadro all’altro 5 immagini / frammenti di un modello ritrasmissione simultanea, scala 1:1, video in situ, 1974 / 2025, collezione Centre Pompidou. Particolare. Courtesy Fondazione Pistoia Musei, foto OKNOstudio, Ela Bialkowska © DB – SIAE Roma
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