La ventitreesima edizione del nostro TG dell’arte parte dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, a Venezia, nelle sale di un’importante rassegna dedicata a Raoul Schultz, per passare poi al vicino Museo Fortuny, alla scoperta del dialogo senza tempo tra antico e contemporaneo realizzato da Sergio Monari. Il nostro viaggio nella cultura termina a Torino, fra le opere di DEADHEAD, mostra di Yto Barrada, vincitrice della quarta edizione del Mario Merz Prize.
1. Raoul Schultz in mostra a Ca’ Pesaro

La Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia presenta un’importante rassegna dedicata a Raoul Schultz, artista veneziano scomparso prematuramente nel 1971. La mostra, curata da Stefano Cecchetto ed Elisabetta Barisoni, raccoglie oltre cinquanta lavori provenienti dalle collezioni civiche e da importanti raccolte private.
L’esposizione illustra l’intero percorso creativo dell’artista in una sequenza cronologica che attraversa i diversi temi e le differenti esperienze artistiche. Il percorso prende avvio con i lavori degli anni Cinquanta, dedicati alla rappresentazione delle architetture veneziane, fino alle esperienze più mature delle Prospettive curve e delle Nuove strutture nei primi anni Sessanta.
Pittore, illustratore, grafico e scenografo, Schultz collaborò anche con il cinema, realizzando le scenografie per Tinto Brass, e fu vicino al mondo del fumetto, stringendo amicizia con Hugo Pratt. La mostra esplora questa poliedrica creatività, documentando anche la fase concettuale dell’artista, dedicata all’indagine sul tempo e sulla memoria.
2. Sergio Monari, ora e prima

A Venezia al Museo Fortuny va in scena il dialogo senza tempo tra antico e contemporaneo con la grande mostra personale di Sergio Monari.
L’esposizione, promossa dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, trasforma il piano terra del museo in un teatro di miti contemporanei. Particolarmente significativo l’allestimento nella Sala degli Specchi, dove le superfici riflettenti moltiplicano le prospettive sulle opere, creando un gioco di corrispondenze con gli apparati decorativi fortuniani.
Completa il progetto un catalogo-edizione d’arte con interventi manuali dell’artista: ogni copertina presenta laminazioni in oro uniche, trasformando il volume in opera autonoma.
3. Yto Barrada ci invita a tornare all’essenziale

DEADHEAD, è la mostra dell’artista Yto Barrada, vincitrice della quarta edizione del Mario Merz Prize.
Il progetto espositivo vede opere rappresentative del percorso artistico di Barrada alternarsi a nuove produzioni realizzate per l’occasione, in un dialogo con lo spazio che si declina in film, sculture, installazioni, tessuti e collage. Filo conduttore della mostra è il richiamo costante a un ritorno all’essenziale, inteso come processo necessario per liberare nuove energie creative.
Il titolo stesso dell’esposizione si ispira alla pratica agricola di eliminare foglie e fiori appassiti, un gesto che favorisce la crescita e genera rinnovati impulsi di rinascita. Tra echi, rimandi e sperimentazioni visive, Barrada trae ispirazione dalla teoria del colore di Emily Noyes Vanderpoel, definita “la musica della luce”, creando campi relazionali dove ogni tinta, sfumatura e ombra sono in perfetta relazione con tutte le altre.
Immagine di copertina: Raoul Schultz. Opere 1953-1970, installation view, Venezia, Ca’ Pesaro, 2025 – Galleria Internazionale d’Arte Moderna
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