La mostra di Yoshitomo Nara, la prima nella prestigiosa sede museale del Guggenheim di Bilbao, inaugurata il 28 giugno, e fino al 3 novembre 2024, in collaborazione con il Frieder Burda di Baden-Baden e la Hayward Gallery di Londra, che accoglieranno l’esposizione a turno dopo la permanenza basca, è una prodigiosa mostra pittorica che sembra, tutta insieme, un’installazione di poderoso impatto visivo. E anche sonoro.
L’artista giapponese ha passato i sessant’anni e si avvia verso i Settanta, è tempo di giuste celebrazioni, per un maestro di fanciullesca umiltà, ma anche di profonda saggezza matura, che ha assorbito le essenze dell’arte di ogni tempo e di tutto il mondo, e consegnato la propria visione a uno dei musei più autorevoli del mondo, che lo riconosce e lo premia, con il giusto tributo.
Nel cuore dell’esposizione – installazione, in un’area vasta a pochi passi dal maestoso ingresso al museo, pulsa una tenue capanna dai colori pastello, effondente musica folk rock contemporanea come da una radiolina accesa in una radura. All’interno si intravedono gli oggetti sparsi della vita e dell’arte di Yoshitomo Nara, frammenti casuali e intimi di una biografia artistica che compongono, visti e sentiti dall’esterno delle piccole finestre, un quadro d’insieme, diacronico e sincronico, del percorso vitale, artistico di un pittore nipponico che si è formato in Europa, tra neo espressionismo tedesco e puntate prolungate nel Medio Evo e nel Rinascimento italiani, è tornato nel Sol Levante, passando dal Nuovo Mondo americano, e oggi riporta tutto indietro, in un grande affresco composto da grandi tele in colori acrilici, sculture in materiali plastici che paiono oggetti d’arredo di ambienti spirituali che appartengono ai ricordi dell’umanità, grandi piatti decorati con gli emblemi e gli stilemi di una poetica che ormai è iconica, per gli spettatori dell’arte contemporanea. E, certo, il contesto contenitore del Guggenheim sostiene con autorevolissima preziosità il racconto di Yoshimoto.
Tra le sale della mostra basca si passano in rassegna, perlopiù sovrastati visivamente, le imponenti tele a soggetto unico trattato in colori acrilici, ovvero i volti ormai leggendari di bambine dai grandi occhi, che racchiudono a loro volta pupille, che contengono costellazioni vastissime di forme e colori, in una sorta di paradosso magistrale: la laboriosa semplicità del segno e la complessità nascosta nella forma.
E dalla teca infinita dei ricordi di Nara, una sorta di bacino ininterrottamente fluente di evocazioni e immagini durante gli ultimi 40 anni di produzione dell’artista, emergono i codici di un alfabeto creativo tipico: i germogli, la pozzanghera, la scatola, la barca, i boschi. Favole archetipiche dell’immaginario di Yoshimoto che narrano agli adulti di mondi sopravvissuti alla perdita dell’innocenza e di mondi da salvare, proprio a causa della sventura di tale perdita. È anche sociale, certo l’arte di Nara, sensibile com’è egli stato sempre alla pietas sincera per le sorti dell’umanità. Nonché per il giudizio e la relazione che l’artista anela a stabilire con tutta l’umanità.
La mostra di Bilbao è la prima, grande occasione per cogliere questa relazione, in una visita che rapisce e incanta.
Yoshitomo Nara
A cura di Lucía Agirre
28 giugno 2024 – 3 novembre 2024
Organizzato da Guggenheim Museum Bilbao in collaborazione con Museum Frieder Burda, Baden-Baden, e Hayward Gallery, London
www.guggenheim-bilbao.eus
@museoguggenheim
Immagine di copertina: Yoshitomo Nara, exhibition view, Guggenheim Bilbao, 2024 – Courtesy Business Press srl
Abbonati qui ad ArteiN per poter accedere ai contenuti esclusivi!