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La poetica e la politica senza tempo di Enrico Baj

Enrico Baj, Parata a sei, 1964, Archivio Enrico Baj, Vergiate - Courtesy Archivio Enrico Baj, Electa
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Nella sale di palazzo reale tra antichi busti fatiscenti e specchi va in scena l’opera di Enrico Baj. Quegli specchi con cui crea i primi collage rotti o tagliati diventati – non senza turbamento – poi autentici personaggi che mettono lo spettatore davanti al suo doppio. Un modo per risolvere il problema, di far entrare lo spettatore all’interno dell’opera d’arte.

Ci accolgono i sempiterni personaggi del suo universo patafisico: le dame e i generali come ritratti grotteschi del potere e della borghesia. I generali, carichi di medaglie e decorazioni kitsch, rappresentano la satira della gerarchia militare. Le dame, con volti deformati e abbigliamenti esagerati, incarnano la critica alla società mondana.

La retrospettiva milanese a Palazzo Reale celebra il centenario della nascita dell’artista (1924-2003) attraverso cinquanta opere selezionate. Il percorso espositivo rivela l’evoluzione creativa dal 1950 al 2000, evidenziando la peculiare capacità di fondere linguaggio picassiano e sensibilità patafisica nella denuncia dell’alienazione contemporanea.

Il rapporto speciale tra l’artista e gli spazi di Palazzo Reale risale al 1983, quando curò l’esposizione dedicata a Jarry e alla Patafisica. In quell’occasione, ampliò il suo progetto “Apocalisse” introducendo nuove creature fantastiche ispirate alle illustrazioni create per il “Manuale di Zoologia Fantastica” di Borges del 1973. Tra queste spicca il “Mangiagiduglie”, mostro divoratore delle spirali patafisiche, simbolo della conoscenza che si autodistrugge.

Un aneddoto significativo che riporta alla memoria la mostra riguarda la visita di Umberto Eco nel 1977 allo studio di Vergiate. Il semiologo, accompagnato dal pittore Eugenio Carmi, si trovò immerso in un bestiario contemporaneo popolato da creature grottesche. L’esperienza, secondo Baj, provocò in Eco un’espansione della sua “vescicola patafisica”, sintomo fisico del suo crescente interesse per la scienza delle eccezioni.

Il culmine dell’impegno civile dell’artista si manifesta nel 1972 con l’opera dedicata a Giuseppe Pinelli. Questo lavoro, realizzato nello studio di Via Gabba condiviso con Ugo Nespolo, si erge come testimonianza contro l’oppressione, in diretta continuità con il “Guernica” di Picasso. Il gallerista Giorgio Marconi seguì la genesi di quest’opera cruciale, che rappresenta il punto più alto della pittura politicamente impegnata di Baj.


Enrico Baj. Baj chez Baj
A cura di Chiara Gatti e Roberta Cerini Baj
8 ottobre 2024 – 9 febbraio 2025
Palazzo Reale, Milano

www.palazzorealemilano.it
@palazzorealemilano


Immagine di copertina: Enrico Baj, Parata a sei, 1964, Archivio Enrico Baj, Vergiate – Courtesy Archivio Enrico Baj, Electa


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