In un’antica macelleria veneziana, il confine tra visibile e invisibile si fa sottile come vetro di Murano. La personale Mitopoiesi di Marzio Zorio, fruibile fino al 10 novembre 2024, plasma e si fa plasmare da uno spazio dove il confine tra realtà e mito si confondono, in un laboratorio alchemico tra ampolle e semi.
Nelle sale della galleria 10 & zero uno, l’artista piemontese orchestra un dialogo ancestrale tra acqua e terra, profondità e superficie. Il percorso espositivo si snoda come un racconto iniziatico in due atti, dove ogni elemento sembra vibrare di una propria segreta energia.
Il primo ambiente ci accoglie con una costellazione di forme vitree, nate dall’unione tra la visione dell’artista e la sapienza secolare dei maestri di Murano. I vasi, realizzati presso Berengo Studio, non sono semplici esercizi di virtuosismo tecnico, ma membrane sensibili che catturano e trasformano l’invisibile. Sospesi su un alto tavolo come creature marine approdate da abissi sconosciuti, questi corpi traslucidi pulsano e risuonano, attivati da campi elettromagnetici che li attraversano come correnti sottomarine.
La dimensione interattiva dell’opera, che invita il visitatore a toccare e spostare le sculture, rischia talvolta di tradire la magia dell’insieme, come un incantesimo che si spezza al contatto con mani troppo curiose. Eppure, è proprio in questo gioco tra distanza contemplativa e intimità tattile che l’opera rivela la sua natura più profonda.
Nel secondo ambiente, Zorio ci conduce in un territorio ancora più enigmatico. Qui, in una serie di provette da laboratorio, semi inquieti compiono una danza perpetua, generando un battito ipnotico che riecheggia come un antico richiamo terrestre. L’installazione trascende il suo aspetto scientifico per diventare una sorta di oracolo contemporaneo, dove ogni seme racconta una storia di potenziale e metamorfosi.
La mostra diventa così una partitura vivente dove ogni elemento contribuisce a tessere una trama sonora che parla di origini, di trasformazioni, di quella misteriosa energia che attraversa ogni forma di vita. Zorio ci invita a un viaggio che è insieme fisico e metafisico, dove la precisione del laboratorio scientifico si fonde con l’incanto del mito.
Particolarmente riuscita è la metamorfosi dello spazio espositivo: l’ex macelleria si trasforma in un posto che celebra la vita e non più la morte nelle sue infinite manifestazioni. Il passaggio tra i due ambienti diventa un rito di transizione, un varco tra mondo acquatico e terrestre che ricorda antichi miti di passaggio.
Se qualche aspetto della mostra può apparire didascalico, è nella visione d’insieme che “Mitopoiesi” trova la sua forza più autentica. Zorio riesce a costruire un ecosistema poetico dove suono, materia e vita si fondono in un’unica danza cosmica, invitandoci a riscoprire quella dimensione di mistero e meraviglia che la scienza moderna ha cercato di esorcizzare, ma che l’arte sa ancora evocare con sorprendente efficacia.
Marzio Zorio
Mitopoiesi
a cura di Chiara Boscolo, con un testo critico di Giuliana Benassi
05 ottobre 2024 – 10 novembre 2024
10 & zero uno, Castello 1830, Via Garibaldi – Venezia
Immagine di copertina: Marzio Zorio, Mitopoiesi, exhibition view, 10 & zero uno, 2024, Venezia – Courtesy 10 & zero uno, ph Filippo Molena
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