La rassegna Urbe e Turbe si presenta come un’originale iniziativa per promuovere il benessere interiore nella contemporaneità, sensibilizzando la comunità urbana e fornendo strumenti concreti per affrontare le sfide emotive che caratterizzano la caotica vita cittadina.
In un’epoca caratterizzata da un ritmo frenetico, che spesso lascia poco spazio alla cura del sé, Urbe e Turbe ci ricorda che il benessere è un diritto fondamentale e una responsabilità di tutti. Il titolo del festival, evocando la storica benedizione papale “Urbi et Orbi” destinata appunto “alla città e al mondo”, si rivela un abile gioco di parole che introduce a una profonda riflessione sulla connessione tra dinamiche urbane e turbe emotive.
Soprattutto nella tumultuosa contemporaneità, il mantenimento dell’equilibrio psicologico è diventato essenziale. Stress, ansia e depressione sono fenomeni sempre più diffusi, che compromettono la qualità della vita di molte persone. Urbe e Turbe affronta questi temi con un approccio olistico, considerando l’equilibrio psicologico non solo come una questione personale, ma come un argomento di interesse comunitario.
La rassegna indaga come la città, con i suoi ritmi e le sue interazioni sociali, possa essere tanto una fonte di stress quanto un luogo di guarigione e di supporto. Attraverso conferenze, workshop e momenti di confronto, i partecipanti sono invitati a riflettere su come la vita urbana possa influenzare le emozioni e come sia possibile creare un ambiente più sano e solidale. Vengono proposte svariate attività educative, spaziando dalle tecniche di gestione dello stress alle pratiche di mindfulness, dalla psicoterapia all’uso di nuove tecnologie per il benessere mentale. Questi strumenti non solo possono aiutare le persone a gestire meglio le emozioni, ma promuovono pure una maggiore comprensione reciproca e un supporto collettivo.
Un elemento distintivo della rassegna è la sua attenzione alle iniziative sul territorio, come incontri, talk e fiere dedicate all’arte e all’editoria indipendente. Ad esempio, la mostra Ecc. Ecc. Oltre il Ritratto, tenutasi all’Ex Macello di Roccabianca dal 12 maggio al 2 giugno 2024, ha trasformato l’edificio in un crocevia di emozioni e creatività. Parte integrante del festival Urbe e Turbe, questa mostra ha invitato i visitatori a esplorare il concetto di ‘identità’ attraverso una serie di ritratti unici e profondamente personali, offrendo un viaggio nell’animo umano, che aiutava a riflettere su sé stessi e sull’altro.
La mostra è stata il risultato di un workshop intensivo di quattro settimane organizzato da Artetipi, un’associazione culturale italiana fondata nel 2016 per promuovere l’art brut. Artetipi si concentra su opere create da persone con fragilità diverse, valorizzando l’espressione artistica e l’integrazione sociale.
L’art brut, termine coniato dal pittore Jean Dubuffet, si riferisce a opere d’arte create da autodidatti, spesso provenienti da contesti marginali come ospedali psichiatrici o carceri. Questa forma espressiva è da molti apprezzata per la sua spontaneità e sincerità, non vincolata dalle convenzioni artistiche tradizionali. Il suo valore nell’arte terapia appare significativo, poiché favorisce l’espressione personale e il benessere attraverso la creazione artistica, offrendo a chi soffre di disturbi mentali o traumi un mezzo per elaborare e comunicare esperienze interiori.
Dubuffet rimase affascinato dall’originalità e dall’intensità emotiva degli artisti outsider, che spesso utilizzavano materiali non convenzionali e tecniche poco ortodosse. Ritenendo che quei lavori, così privi di influenze accademiche e commerciali, rappresentassero una più autentica espressione dell’animo umano, l’artista francese iniziò a collezionarli e promuoverli, contribuendo ad accrescere l’interesse.
Fu sempre Dubuffet nel 1948 a fondare la Compagnie de l’Art Brut a Parigi, un’organizzazione dedicata alla raccolta e alla promozione di queste opere. La collezione, che comprendeva lavori di pazienti psichiatrici, persone con disabilità e altri emarginati, diventò un punto di riferimento per lo studio e l’apprezzamento dell’art brut. Nel 1976, questa raccolta fu donata alla città di Losanna, in Svizzera, dove è tuttora esposta (Musée de l’Art Brut).
Con il passare del tempo, il concetto si è ovviamente evoluto e ampliato. Negli anni ’70 Roger Cardinal, storico dell’arte britannico, coniò il termine “outsider art”. L’espressione viene tuttora usata per descrivere un’ampia gamma di opere create da artisti autodidatti e marginali in tutto il mondo ed è oggi riconosciuta come una vera e propria corrente artistica, valorizzata anche per il suo significato estetico e culturale, oltre che per il valore culturale e terapeutico.
In ‘Ecc. Ecc. Oltre il Ritratto’, gli artisti hanno affrontato appunto il concetto di “ritratto” utilizzando vari media e sperimentando il proprio mondo interiore attraverso l’osservazione dell’altro, dando origine a composizioni che sorpassano la semplice rappresentazione fisica, abbracciando emozioni personali, ironia e diverse prospettive. Passeggiando tra gli elaborati esposti, i visitatori hanno avuto l’opportunità di immergersi in mondi intimi e personali: storie uniche che sfidano le comuni percezioni, invitando a guardare con occhi nuovi.
Frutto dell’operato di Marta Razzetti, art director e responsabile del workshop, il catalogo della mostra è edito da Psicografici Editore e adotta un approccio essenziale e diretto, mettendo in risalto la chiarezza a scapito di virtuosismi grafici. Il legame con l’art brut si manifesta soprattutto attraverso i nomi degli artisti, scritti a mano in nero su sfondo rosso, che arricchiscono i testi introduttivi, questi ultimi più sobri e minimali. Il resto della pubblicazione lascia spazio generoso alle vibranti creazioni degli artisti, celebrando la loro espressione visiva senza distrazioni.
Psicografici Editore è una casa editrice italiana che si distingue per la sua visione innovativa e la sua creatività; nata con l’intento di esplorare e valorizzare una vasta gamma di espressioni artistiche, offre una piattaforma unica per libri, illustrazioni, fotografia, saggistica e giochi. La missione della casa editrice è quella di celebrare la diversità creativa e sostenere talenti sia emergenti che consolidati, con un occhio di riguardo per le opere che sfidano le convenzioni tradizionali. Impegnata a creare un ambiente stimolante e inclusivo per gli autori e le autrici, Psicografici Editore non si limita infatti alla pubblicazione di libri, dedicandosi anche a progetti di comunicazione e crowdfunding a favore di iniziative culturali uniche e originali.
Parlo di Urbe e Turbe con Michele Ravanetti, direttore artistico, e con Anita Capelli, Matteo Masi e Arianna Volta, protagonisti essenziali nella concezione e nella realizzazione del progetto.
Qual è la missione principale di Urbe e Turbe? Da chi e come è nata l’idea di questa rassegna?
Urbe e Turbe è un festival concepito nel periodo post-pandemico, un’epoca in cui è emersa con forza la necessità di una maggiore attenzione alla salute mentale, oltre che a quella fisica. Dopo lunghe quarantene e lockdown forzati, era evidente l’importanza di affrontare direttamente le nostre paure, prendendoci cura dell’ambiente e delle persone intorno a noi. L’idea è nata da noi organizzatori ma è stata sostenuta sin dall’inizio dal circolo Arci di Roccabianca e da amici di altre associazioni, che hanno fornito competenze e conoscenze indispensabili per realizzare il progetto.
Volevamo creare una rete relazionale di linguaggi capaci di superare barriere e confini, inclusi quelli tra umano e non umano. In seguito, abbiamo ampliato il festival per affrontare nuove problematiche sociali, focalizzandoci sulla nozione di “altro” e intraprendendo una profonda analisi del concetto di “noi”.
Come avete strutturato il programma? Dato che integrate conferenze, workshop, mostre e incontri, l’iniziativa si presenta alquanto eterogenea. Non avete paura che risulti complesso anche solo definire cosa sia ‘Urbe e Turbe’?
Il nostro programma è strutturato attorno a incontri multidisciplinari che spaziano tra arte, scienza e filosofia, dando vita a una rassegna tematica. Partiamo sempre da un macro-tema, che esploriamo a fondo facendone emergere contraddizioni e sfaccettature. Il nostro obiettivo è riflettere sui temi in modo accessibile, avvicinando le persone e mantenendo un tono “pop”.
Gli artisti, con il loro sguardo privilegiato, ci aiutano a cogliere l’essenza delle cose e la relazione tra passato e contemporaneità funge da collante, sensibilizzando il pubblico su un tema così attuale e delicato come la salute emotiva. Desideriamo rendere più leggera e fruibile la complessità degli argomenti senza però banalizzarli. Non per nulla quest’anno siamo anche promotori del ‘Festival della Complessità’, un ruolo che ci rende particolarmente felici e orgogliosi.
In che modo le diverse attività si integrano?
Credo di averne già accennato ma vale la pena approfondire: vediamo l’arte come un mezzo privilegiato per esplorare e comprendere la realtà. Essa stimola la riflessione e promuove una conoscenza più profonda delle cose. Proprio quest’anno, collaborando con Artetipi, abbiamo potuto sperimentare direttamente come l’arte rappresenti un potente strumento di inclusione. Affiancando artisti affermati a ragazzi con difficoltà cognitive, abbiamo dimostrato come l’arte possa abbattere barriere e pregiudizi, permettendo al contempo di conoscere l’“altro” nella sua sensibilità più autentica.
L’arte, a nostro modo di vedere, veicola magia: crea linguaggi e relazioni, apre spazi per l’inaspettato; per queste sue caratteristiche si integra perfettamente con le tematiche di salute interiore e benessere, promuovendo una comprensione più empatica e profonda delle emozioni.
Qual è stato il feedback del pubblico e degli ospiti?
Negli ultimi due anni, il feedback delle personalità invitate è stato molto positivo. Per esempio, hanno apprezzato l’opportunità di confrontarsi con esperti provenienti da discipline diverse, trovando il festival un terreno fertile per il dialogo e la collaborazione. Le sinergie create tra professionisti sono, senza dubbio, uno degli aspetti più preziosi del nostro festival.
Per quanto riguarda il pubblico – principalmente cittadino, tra l’altro – l’ambientazione in un contesto paesano, più tranquillo e raccolto, è stata percepita come particolarmente adatta per affrontare temi così delicati. Il clima rilassato e la possibilità di allontanarsi dal caos urbano hanno facilitato riflessioni più profonde e personali.
Quali sono state le principali sfide nell’organizzazione di questa rassegna e come vedete il suo futuro?
Ogni edizione di Urbe e Turbe comporta mesi di ricerca approfondita sugli argomenti trattati e di conseguenza una meticolosa selezione dei professionisti invitati. Coinvolgere diverse associazioni, provenienti da settori variegati come la formazione e la cultura, richiede davvero una notevole capacità organizzativa. Dal punto di vista dei contenuti è inoltre essenziale che i vari appuntamenti non risultino solo attraenti e coerenti fra loro, ma pure accessibili. La promozione è sempre un’altra sfida cruciale, specialmente quando si lavora con budget limitati, spesso autofinanziati.
Guardando al futuro, crediamo fermamente nella crescita del festival. Per questo continueremo a esplorare nuovi temi cercando interconnessioni tra più discipline, sempre con l’obiettivo di rendere l’evento un punto di riferimento per la riflessione sul benessere interiore. Tra l’altro, venerdì 8 novembre 2024, le tavole realizzate dai ragazzi di Artetipi durante il workshop di Urbe e Turbe saranno esposte nell’atelier dell’associazione, proprio dove sono state create.
Avete raccolto e stampato la documentazione relativa alle vostre due mostre. Cosa rappresentano per voi i cataloghi delle rassegne e come si inquadrano all’interno del contesto globale di Urbe e Turbe?
I cataloghi sono molto più che “semplici” pubblicazioni; diventano documenti cruciali che cristallizzano e archiviano eventi significativi da diversi punti di vista. Questi stampati ci offrono la possibilità di riflettere e valutare il nostro impatto e le trasformazioni socioculturali che le mostre hanno suscitato. Con ogni volume siamo in grado di indagare meglio se e in che misura siamo riusciti a influenzare il territorio, contribuendo a una comprensione più profonda della realtà circostante.
Quest’anno, la collaborazione con gli artisti di Artetipi è stata particolarmente gratificante. La bellezza e le sinergie instaurate con i giovani artisti – che affrontano il mondo con uno sguardo davvero libero e penetrante – hanno arricchito tantissimo tanto il nostro percorso professionale quanto la nostra interiorità, facendo della manifestazione un’esperienza intensa e straordinaria anche per noi organizzatori.
www.urbeeturbe.it
@urbeeturbefest
Immagine di copertina: Ecc ecc. – Oltre il ritratto – Courtesy Michele Ravanetti
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