A Lisbona si può vedere e approfondire l’emergente (per noi europei) scena artistica africana. La città sta cambiando pelle, tra digital nomad e forti investimenti nel settore immobiliare che stanno ridefinendo lo skyline della città e lo stile di vita dei suoi abitanti.
Se la gentrificazione è indubbia, è altrettanto evidente la vivacità delle proposte culturali. NOT A MUSEUM, ad esempio, presenta mostre di artisti africani oltre workshop, conferenze, proiezioni, concerti, sfilate di moda legati alla creatività di quel grande continente. Ho conosciuto il networking e l’interdisciplinarità di NOT A MUSEUM lo scorso maggio, in occasione dell’after party dell’opening di ARCOlisboa, fiera che ha creato una fitta rete di collaborazioni con quasi tutti gli spazi d’arte, le istituzioni culturali, pubbliche e private attive in città.
Ospitata alla Cordoaria Nacional, ex fabbrica di corde navali riconvertita in spazio espositivo, nel distretto di Belém, ARCOlisboa già nel 2019 presentava la sezione Africa in Focus. Fiera gemella di ArcoMadrid, dirette entrambe da Maribel López, la fiera lusitana raccoglie la creatività di un paese che sul filo dell’eredità post-coloniale indaga i mutamenti in atto. La sezione Africa in Focus è stata rinominata quest’anno The Shapes of the Ocean dai curatori Paula Nascimento dall’Angola, e Igor Simões, dal Brasile, per sottolineare l’importanza della posizione geografica di Lisbona. L’architetta e curatrice Paula Nascimento, insieme a Stefano Rabolli Pansera aveva curato il padiglione angolano, vincitore del Leone d’Oro per la miglior partecipazione nazionale, alla Biennale d’Arte di Venezia del 2013.
“L’esplorazione dell’Oceano ha ridefinito lo spazio geografico e inventato l’esperienza occidentale moderna” affermano i curatori. E aggiungono “Riunire artisti e gallerie che indagano la dimensione atlantica del mondo è una delle linee guida che ci ha permesso di comprendere le modalità in cui viene elaborata la diaspora africana e il post-colonialismo. Abbiamo selezionato le proposte di 8 gallerie. Da Parigi abbiamo presentato i progetti di 31 Project, NIL Gallery e Christophe Person; da Casablanca, African Arty; da Lisbona, Colectivo Amarelo; da Brasilia, Karla Osorio; dall’Italia, LIS10 Gallery; e da Rio de Janeiro, Nonada”.
LIS10 Gallery ha sede ad Arezzo e Parigi, alla Cordoaria Nacional presentava i dipinti dell’artista ivoriana Laetitia Ky (1996), che da diversi anni ha sviluppato un’originale ricerca teorica che l’ha portata a realizzare “sculture capillari”, in cui l’acconciatura, segno distintivo e identitario del continente africano, diventa una forma di rivendicazione identitaria e di genere. Opere che si possono vedere anche nella mostra personale intitolata L’ambigua avventura, a Casa Masaccio a San Giovanni Val d’Arno, fino al prossimo 6 Ottobre. Altrettanto ricchi di suggestioni formali e concettuali sono i dipinti di Dieudonné Djiela Kamkang presentati da African Arty, opere che intendono stimolare una riflessione sulla resilienza, sulla comunità e sull’orgoglio della cultura africana.
Sempre per continuare l’indagine intrapresa sulla scena africana, Black Ancient Futures, è la collettiva che al MAAT – Museum of Art, Architecture and Technology di Lisbona, raccoglie le opere di una decina di artisti provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo, Angola, Sudafrica, Zambia, Nigeria, Brasile, Trinidad, Bahamas. Artisti che vogliono reimmaginare il passato, il presente e il futuro su scala transcontinentale. “Black Ancient Futures raccoglie suggestioni e riferimenti al misticismo africano, alla mitologia, l’ecologia, alla scienza per speculare sulla possibilità di apportare cambiamenti, sia riguardo alla giustizia razziale sia rispetto ai luoghi in cui si sviluppa e diffonde la creatività contemporanea”, affermano i curatori João Pinharanda e Camila Maissune.
Per chi intende esplorare suggestioni provenienti di paesaggi reali che si confondono con suggestioni letterarie e sonore è da non perdere, al CCB, sempre nella zona di Belem, Evidence: Soundwalk Collective & Patti Smith. Mostra poetica e immersiva, che raccoglie le testimonianze dei viaggi sonori e visivi di Soundwalk Collective in dialogo con le traiettorie poetiche di Patti Smith. Visitabile fino al 15 settembre è il risultato di una collaborazione che ha portato alla creazione di 3 album. Ogni album trae ispirazione dagli scritti di Antonin Artaud, Arthur Rimbaud e René Daumal. Le immagini astratte, gli oggetti, le fotografie, i suoni registrati nei viaggi di Crasneanscki di Soundwalk Collective, dialogano con i testi e le opere d’arte realizzate da Patti Smith. Davvero straordinaria.
www.ifema.es/en/arco
@feriaarco
Immagine di copertina: ARCOlisboa 2024 – Courtesy Arco press office
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